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I Cluster Tecnologici Nazionali sono stati promossi per generare piattaforme di dialogo permanente tra sistema della ricerca, imprese e organismi territoriali. Oggi rappresentano un’importante infrastruttura intermedia cui sono demandati i compiti di favorire la cooperazione della ricerca pubblica-privata in materia di innovazione e sviluppo tecnologico, di ricostruire le politiche nazionali in settori di interesse strategico e di favorire la specializzazione intelligente dei territori. In questa prospettiva è loro affidato il compito di generare Roadmap di sviluppo tecnologico condiviso che disegnino scenari tecnologici di prospettiva e opportunità per l’Industria italiana. 

La Roadmap del Cluster Tecnologico Nazionale Agrifood è il risultato di un intenso lavoro che ha coinvolto Università, Enti di Ricerca, Imprese, Rappresentanze territoriali, Enti di formazione e Associazioni di categoria, in una collaborazione attiva per la predisposizione di una visione strategica condivisa sugli scenari tecnologici di prospettiva dell’Industria agroalimentare. 

Il documento definisce 4 macro-priorità di intervento:

Agrifood smart

  • Aumentare la profittabilità della produzione primaria attraverso la razionalizzazione dei costi di produzione, la selezione varietale e il miglioramento della qualità dei prodotti.

 

  • Incrementare la sostenibilità ambientale della produzione primaria, attraverso una riduzione dei prodotti chimici immessi, la gestione efficiente delle risorse naturali (acqua, suolo, insetti utili e microrganismi), lo sviluppo di materiale genetico idoneo, la riduzione delle emissioni clima-alteranti e nocive; il miglioramento e la tutela del benessere animale, aspetti imprescindibili in un modello efficace di green-economy.

 

  • Rafforzare la resilienza dell’agroecosistema e l’adattamento al cambiamento climatico e allo stesso tempo ridurre l’impatto ambientale dello stesso.

 

  • Accrescere la consapevolezza del consumatore, attraverso l’accesso alle informazioni circa l’origine delle materie prime e dei prodotti, le fasi della produzione e della trasformazione, i contenuti nutrizionali e qualitativi.

 

  • Incrementare la sostenibilità ambientale dei processi di trasformazione attraverso una razionalizzazione di processi produttivi che consenta la riduzione del consumo di energia, la riduzione del consumo di acqua potabile, la riduzione di emissioni clima-alteranti e/o nocive, il recupero di sottoprodotti per fini alimentari o energetici.

 

  • Analizzare e sviluppare modelli rurali nuovi, con la loro interconnessione di valorizzazione sia locale che industriale, ragionando sulla riorganizzazione del sistema logistico/distributivo per favorire la resilienza/autosufficienza e al contempo creare valore economico e sociale nel settore.

 

  • Ricercare, analizzare e proporre modelli rurali integrati che permettano a chi vive e si prende cura del territorio – le infrastrutture digitali sono uno dei problemi – di avere uno stile di vita comparabile al resto della popolazione nazionale, consentendo la sostenibilità economica e sociale del sistema agro alimentare delle aree interne e rurali.

Agrifood smart

  • Dotare il sistema agroindustriale di strumenti tecnologicamente avanzati per promuovere l’internazionalizzazione, prevenire le crisi alimentari e valorizzare le produzioni di qualità.

 

  • Promuovere la cooperazione, la gestione condivisa della conoscenza e le soluzioni tecnologiche ispirate ai concetti dell’Internet of Things.

 

  • Rafforzare il legame tra produzioni e territorio, tutelare la biodiversità, promuovere la gestione integrata dei rischi lungo la filiera ed un approccio olistico rischi/benefici.

 

  • Sviluppare nuove strategie di comunicazione ed educazione alimentare sui temi della qualità, sicurezza e autenticità.

Agrifood smart

  • Identificazione, caratterizzazione e quantificazione delle diverse sostanze attive, inclusi i componenti dell’aroma, contenute nei prodotti tradizionali della Dieta Mediterranea al fine di definirne il profilo nutrizionale salutistico, con particolare riguardo al contenuto di componenti con attività antiossidante, antiinfiammatoria ed antiipertensiva, e al loro effetto sinergico, con particolare attenzione alle nuove o migliorate varietà vegetali ed animali.

 

  • Produzione di prodotti nutraceutici, con claim salutistici e nutrizionali, sostenuti da evidenze scientifiche, stabili, biodisponibili, facilmente utilizzabili nelle ricettazioni, validati rispetto alla normativa in termini di requisiti di purezza e sicurezza, a costi controllati. Tali composti bioattivi possono essere estratti, con metodologie green in un modello operativo sostenibile di bioraffineria, da matrici vegetali, biomasse marine o sottoprodotti/scarti della lavorazione agroindustriale, oppure mediante processi biotecnologici.

 

  • Produzione di nuovi alimenti basati sulla Dieta Mediterranea, formulati o fortificati con molecole bioattive salutistiche e microrganismi benefici, per migliorarne il profilo salutistico-nutrizionale.

 

  • Sviluppo di nuovi alimenti calibrati sulle esigenze nutrizionali specifiche di sottogruppi di popolazione – correlate ad età, a rischio di patologia, a specifiche condizioni carenziali, a intolleranze alimentari, etc. – caratterizzati sotto il profilo chimico, nutrizionale, sensoriale, salutistico e nutrigenomico.

 

  • Individuare, caratterizzare e validare nuove fonti di proteine da affiancare alle tradizionali produzioni di alimenti d’origine animale, utili per la produzione di nuovi alimenti, ingredienti e mangimi con elevato valore nutrizionale e/o nutraceutico e lo sviluppo di nuove filiere dedicate alla loro produzione sostenibile da un punto di vista ambientale, garantendo al contempo la competitività delle industrie del settore alimentare, mangimistico e dell’acquacoltura ecologica per la diversificazione e la differenziazione dell’offerta di alimenti.

 

  • Valorizzazione dell’uso delle fermentazioni microbiche per migliorare le caratteristiche nutrizionali sia degli alimenti, anche migliorati con l’integrazione di molecole bioattive, che degli ingredienti ricavati da scarti e sottoprodotti delle filiere alimentari, come mild technology alternativa a trattamenti termici e/o aggiunta di conservanti e additivi chimici, oltre che come tecnologia per estendere la shelf-life dei prodotti alimentari, riducendo lo spreco alimentare. La fermentazione, inoltre, può rappresentare un mezzo per la degradazione di composti anti-nutrizionali, la riduzione di specifiche classi di composti chimici, la bio-attivazione di componenti funzionali degli alimenti e l’ottenimento di prodotti fermentati con impatto positivo sul profilo funzionale del microbioma intestinale, in grado di potenziarne le capacità resilienti in corso di salute, invecchiamento, malattia, uso di farmaci (antibiotici), e sulla funzionalità delle mucose intestinali.

 

  • Incremento delle conoscenze sulle relazioni tra dieta (intesa sia in senso lato sia in riferimento ad alimenti e ad ingredienti alimentari) e DRD; incremento delle conoscenze in merito a ingredienti alimentari e contaminanti chimici, anche derivanti da inquinamento atmosferico e del suolo, a alimenti aventi effetto obesogenico o attività interferente col sistema endocrino.

 

  • Sviluppo di alimenti e diete studiate per ridurre le DRD e contrastare la malnutrizione, mediante la valorizzazione di alimenti di buona qualità nutrizionale, anche considerando le caratteristiche specifiche del microbioma intestinale dei singoli individui e la loro genetica. In questo scenario, va incluso l’uso di prodotti alimentari contenenti pre-, pro-, sim-, post- e psico-biotici per condizionare la funzionalità del microbiota e prevenire diverse patologie.